STAVA – INCULTURA, IMPERIZIA, NEGLIGENZA, IMPRUDENZA
di Daria Dovera
Edita dalla Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi
….”Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro, lo scriveva l’autore cileno, Luis Sepulveda, ma è tema ricorrente anche in un autore Italiano, Primo Levi.
Lungi da noi ipotizzare il ben che minimo collegamento fra le ragioni di Primo Levi e la necessità che la memoria sia preservata come nel caso di Stava. In entrambi i casi però l’uomo è attore e spettatore allo stesso tempo. Nel bene e nel male.
In un mondo nel quale le notizie durano lo spazio di un mattino e dove le aberrazioni umane hanno raggiunto livelli fino a ieri impensabili ci si chiede se valga la pena coltivare la memoria. Ma perdere la memoria è perdere la speranza.
Noi perciò intendiamo esercitarla, non solo per rendere il giusto tributo alle vittime e alle loro famiglie ma anche perché queste tragedie siano di monito soprattutto alle nuove generazioni di professionisti. A questi giovani così esposti a suggestioni fuorvianti proposte, talora anche in forma subdola, da cattivi maestri. Che si annidano, lo vediamo tutti i giorni, in posti di rilievo nella pubbliche amministrazioni, nell’apparato dello stato o nelle università. Ed i cui comportamenti sembrano quasi normali, perché così fanno tutti. Suggestioni che propongono carriere sfolgoranti anche prevaricando i propri simili. Che sostengono le ragioni del forte e non considerano quelle del debole. Che non si assumono responsabilità ma talora anzi cercano di scaricarla sugli altri. Che parlano di furbizia piuttosto che di intelligenza. Che non vogliono mai sia declinato il merito. Che indugiano sui diritti e mai sui doveri.
A questi giovani noi, riproponendo alla loro attenzione una tragedia tutta attribuibile all’uomo, alla sua ignoranza, alla sua irresponsabilità, alla sua cupidigia, alla sua superficialità e anche alla sua arroganza, vogliamo dire di non svendere la propria intelligenza e la propria vita a questi falsi profeti che nel proporre i loro stili non pensano agli altri ma solo a se stessi. Così come vorremmo si convincessero di quanto sia importante e delicata la professione che si apprestano a intraprendere. A maggior ragione in un tempo in cui sta riprendendo campo, nell’ambito delle professioni tecniche che interagiscono con il territorio, una visione un po’ manichea secondo la quale si può operare sul territorio senza preoccuparsi eccessivamente di esso. E questo nonostante gli esempi che la realtà quotidiana ci offre anche in questi…”